Frequently Asked Questions

Le risposte alle vostre domande più frequenti

In questa pagina abbiamo predisposto, insieme alle Associazioni e agli specialisti che ci affiancano nel progetto, una serie di risposte alle domande più frequenti. Sono molte le donne che ci scrivono per un consiglio, una rassicurazione, un dubbio e, per la maggior parte, le domande riguardano la maternità e la gravidanza.

Oggi diventare mamma per le donne con una malattia autoimmune è possibile. Rispetto al passato, le attuali conoscenze permettono di affrontare una maternità con serenità, sebbene con le dovute precauzioni. I medici sono in grado di guidare le pazienti in modo da evitare, o affrontare al meglio, le potenziali criticità.

Una corretta pianificazione del percorso che va dal concepimento ai primi mesi del bambino consente di prevenire e/o gestire ogni possibile inconveniente della gravidanza, limitando stress ed eventuali rischi, e favorendo la nascita di un bambino sano.

Approfondisci nella sezione del sito: Donna e Mamma.

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Se cerchi un suggerimento, scarica i Decaloghi di Genere Donna, sono spunti per facilitare il dialogo con il proprio specialista, per avviare un dialogo sereno e costruttivo e vivere la propria condizione in modo sereno e consapevole.

LEA significa Livello Essenziale di Assistenza, ed è l’elenco delle prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale, tramite le Regioni, è tenuto a garantire ai cittadini italiani. Le prestazioni sono erogate uniformemente su tutto il territorio nazionale, gratuitamente o a fronte del pagamento di un ticket, indipendentemente dalla propria residenza. I Lea devono essere aggiornati dal Ministero della Salute teoricamente ogni due anni. L’ultimo aggiornamento è avvenuto nel 2022.

Psoriasi ed artrite psoriasica possono essere curate con la stessa terapia ma dipende dal caso del singolo paziente. La maggior parte dei farmaci biologici attualmente disponibili ha infatti indicazione sia per l’una che per l’altra condizione, ma potrebbe verificarsi che una risponda bene alla cura e l’altra meno. 
Pertanto, la cosa migliore sarebbe rivolgersi ad un centro ove sia presente un ambulatorio condiviso nel quale siano presenti sia dermatologo che reumatologo a gestire contemporaneamente la malattia. In caso non fosse possibile, sarebbe opportuno comunque che i due specialisti impegnati nella gestione del paziente fossero in contatto, per ottimizzare la cura ed i risultati.
In linea di massima, quindi, meglio avere uno specialista di riferimento per la malattia della pelle e uno per quella delle articolazioni.

Di cure per la Sclerosi Sistemica ne esistono diverse. Ciascuna cura è applicabile ad un certo tipo di paziente (non a tutti). Tutte le cure tendono a controllare la evoluzione della malattia e a migliorare la qualità di vita. Purtroppo questa è, come altre malattie autoimmuni, una forma cronica.
Con l’aiuto dello specialista si può trovare un equilibrio.

Non ci sono in letteratura scientifica indicazioni relative alla dieta specifica che sia in grado di “curare “ la psoriasi.
E’ opportuno che il paziente eviti o riduca cibi che possano favorire il sovrappeso o l’obesità, perché l’eccesso di peso può favorire la comparsa o il peggioramento della psoriasi.
Esperienze positive sono riportate in letteratura con la dieta mediterranea.

Se hai una malattia autoimmune e vuoi diventare mamma, dovresti parlarne ai tuoi specialisti prima del concepimento. Programmare la gravidanza in una fase di remissione prolungata della patologia e in terapia stabile da tempo, riduce i rischi di complicanze.
Affrontare l’argomento con i tuoi medici molto presto nel percorso di cura, consentirà loro di creare le condizioni migliori per la procreazione, scegliendo terapie appropriate e, quando possibile, utilizzando farmaci che non debbano essere sospesi prima del concepimento.
Non avere paura, parla liberamente del tuo desiderio di diventare mamma ai tuoi medici, anche della contraccezione o della procreazione medicalmente assistita: loro sono i tuoi alleati, sfrutta la forza della loro conoscenza.

Sì, oggi diventare mamma con una malattia reumatologica non è più un sogno, grazie ai progressi della ricerca medico-scientifica. In passato, si sconsigliava alle pazienti di avere figli, oggi la situazione è molto diversa.
Ci sono opzioni terapeutiche sicure e appropriate, sostenute da evidenze scientifiche, che consentono alle donne affette da patologie reumatologiche di programmare la propria vita familiare e di continuare la terapia in gravidanza senza compromettere la propria salute, quella del feto e del bambino durante l’allattamento.
Con l’affiancamento costante degli specialisti prima, durante e dopo la gravidanza, puoi pianificare una gravidanza e diventare mamma con una serenità paragonabile a quella di tutte le altre donne.

Anzitutto va detto che, in generale, per moltissime ragioni, nessuna gravidanza è priva di potenziali rischi o complicanze, nemmeno in condizioni di salute ottimali. È altrettanto vero, però, che, per le donne con una malattia reumatica il percorso verso la maternità è più complesso.
Il principale fattore di rischio per l’insorgenza di complicanze materne e fetali durante la gravidanza è la presenza della malattia in fase attiva. Per ridurre tale pericolo, è fondamentale scegliere il periodo giusto insieme ai tuoi specialisti, in modo da programmare il concepimento in una fase di remissione stabile da almeno 6 mesi.
Le patologie reumatiche sono molte e differenti tra loro e non per tutte la gravidanza rappresenta un rischio. Affidati ai tuoi specialisti, loro valuteranno il percorso migliore per te e il piano terapeutico più appropriato alle tue condizioni, per accompagnarti verso la gravidanza consapevolmente, in modo da evitare rischi per la salute tua e del bambino.

No, a meno che non te l’abbia prescritto il tuo specialista. 

Ciò che devi fare, è seguire in modo estremamente scrupoloso tutte le indicazioni dei tuoi specialisti, per far sì che la malattia venga mantenuta in remissione: questo è essenziale, per la salute tua e del tuo bambino.

Sebbene con qualche distinguo in relazione alle differenti posologie, alle differenti molecole ecc., la maggior parte dei farmaci anti-reumatici sono da considerarsi sicuri anche durante la gestazione perciò non solo non è necessario sospendere il trattamento, ma è decisamente sconsigliabile.

Solo in alcuni casi, dipende dalla situazione personale e dalla valutazione dello specialista. Se vuoi diventare mamma, prima ne parli con il tuo specialista e meglio è. In questo modo, lo specialista può impostare, nei casi che lo consentano, una terapia con un farmaco che non abbia effetto teratogeno. In generale, se la terapia coincide con quella già in corso, le valutazioni sulla possibile gravidanza saranno più rapide e positive, avendo già testato la risposta terapeutica; viceversa, cambiare terapia comporta tempi più lunghi prima di poter intraprendere una gravidanza, dato che, prima, va verificata l’efficacia della terapia stessa sulla paziente.

Solo in alcuni casi, dipende dalla situazione personale e dalla valutazione dello specialista, il cui supporto è fondamentale anche dopo il parto.
Le difficoltà da affrontare non si esauriscono con la nascita del bambino, gestire il puerperio è complesso anche in condizioni di salute normali, a maggior ragione va fatta una attenta valutazione medica, essendoci la possibilità che la malattia reumatica si riacutizzi nelle settimane/ mesi successivi al parto.

Allattare il proprio bambino è un altro momento straordinario della maternità e, per una donna con malattia reumatologica, può essere anche molto delicato.
Non vi sono controindicazioni né chiari fattori di rischio, anche se i flares di malattia in puerperio non sono rari e chiaramente vanno trattati. Con lo specialista reumatologo, eventualmente anche insieme al pediatra, dovrai valutare se la terapia che stai assumendo può avere delle conseguenze per il bambino.
In generale, la maggior parte dei farmaci anti-reumatici non rappresentano motivo di rinuncia all’allattamento, né è richiesta la sospensione. Tuttavia, alcuni possono essere sconsigliati, anche se non necessariamente dannosi per il bambino.
Ciò che è fondamentale, è che non devi mai decidere da sola di sospendere la terapia per allattare, se gli specialisti ti sconsigliano di farlo.
Il tuo bambino ha bisogno che la sua mamma sia nelle migliori condizioni di salute e che si prenda cura di lui.

Anzitutto, non è detto che la gravidanza abbia degli effetti sulla tua malattia. Le patologie reumatologiche sono molte e differenti tra loro e non per tutte la gravidanza rappresenta un rischio, anzi, per alcune può essere un periodo di miglioramento dei sintomi.
È vero, la gestazione può rappresentare un periodo particolarmente complesso, durante il quale l’attività della malattia può avere un andamento variabile.
Anche per affrontare questo tema, per andare a fondo di queste tematiche, rivolgiti ai tuoi medici, parla con loro, sono i tuoi migliori alleati. 

Tu, anzitutto, non avere paura. Fai il possibile ogni giorno per stare bene, prenditi cura di te stessa, parla con i tuoi specialisti, segui le terapie che ti prescrivono.
La gestione del puerperio è complessa anche in condizioni di salute ottimali, a maggior ragione lo è per chi ha una patologia che talvolta segna anche fisicamente.
Chiedi aiuto, se ti occorre, per avere tutta l’energia possibile per crescere serenamente tuo figlio, e fargli sentire quanto tu abbia desiderato diventare mamma.

La neomamma, talvolta, teme di non essere all’altezza del compito che si trova davanti, specie se a gravare su di lei ci sono anche i sintomi di una malattia reumatologica. È importante ricordare che la patologia non comporta problematiche insormontabili legate alla crescita dei figli.
Il “segreto” è quello di organizzarsi e di farsi aiutare da altre persone. Lo specialista e la famiglia sono alleati fondamentali. Inoltre, un supporto pratico nelle mansioni fisicamente più gravose, per esempio nel cambiare o lavare il bambino, può consentire alla mamma di limitare gli sforzi e dunque l’affaticamento, per dedicarsi più serenamente a costruire il rapporto con il suo piccolo.
Un altro consiglio è quello di confrontarsi con altre persone, in particolare altre donne che hanno affrontato o stanno affrontando una situazione simile, cercando con loro soluzioni pratiche per ridurre le difficoltà quotidiane.

Le malattie reumatologiche, salvo rare eccezioni, non influiscono sulla fertilità, che risulta comparabile con quella della popolazione generale. Vi sono tuttavia alcune particolari condizioni che possono potenzialmente compromettere la fertilità nelle donne con malattie reumatologiche:
la malattia in fase attiva e la conseguente possibile assenza transitoria di mestruazioni
l’insufficienza renale cronica
la prolungata e/o costante assunzione di farmaci, che può alterare l’ovulazione, come per esempio i farmaci antinfiammatori non steroidei
Come per tutte le persone/coppie, esiste il rischio di infertilità: se dopo almeno 12 mesi di rapporti sessuali non protetti (sei mesi, se la donna ha più di 35 anni) non avviene il concepimento, è consigliabile ricercare le cause della difficoltà, che può non essere in alcun modo legata alla malattia reumatica.
L’infertilità è un problema di coppia e non bisogna dimenticare l’influenza del fattore maschile.

Preservare la fertilità è un impegno importante, anzitutto verso te stessa. La fertilità delle donne con malattie autoimmuni è comparabile con quella della popolazione media femminile. Come tutte le altre donne, quindi, prenditi cura di te stessa, segui uno stile di vita sano ed equilibrato, non fumare e segui la terapia che ti è stata prescritta. Fai le vaccinazioni raccomandate, anche per prevenire eventuali infezioni in gravidanza che potrebbero avere conseguenze sul feto.
Parla liberamente con i tuoi specialisti del tuo desiderio di diventare mamma, sapranno suggerirti il percorso migliore per vivere la maternità in modo sereno e consapevole.

Le malattie autoimmuni incidono non solo sulla funzionalità del sistema muscolo-scheletrico ma anche sulla sessualità. Infatti, possono determinare problemi ginecologici (secchezza vaginale, dolore durante i rapporti sessuali, riduzione della libido) avere risvolti estetici (lesioni cutanee o deformazioni agli arti) e psicologici (diminuzione dell’autostima, perdita di interesse, ansia).
Il ginecologo è un punto di riferimento fondamentale, per affrontare l’argomento della sessualità senza pudori e trovare rimedio ai disturbi.
Altrettanto fondamentale è il dialogo con il proprio partner. Non parlare delle difficoltà e non affrontare le paure, non solo non risolve il problema, ma rischia di minare la vita di coppia.

Se hai una malattia reumatologica e vuoi diventare mamma, pianificare la gravidanza è la scelta migliore. Ciò ti consentirà di affrontare questo momento con serenità, favorendo la nascita di un bambino sano.
Se, invece, la gravidanza è ancora un progetto molto lontano, non devi rinunciare a vivere serenamente la tua sessualità. La contraccezione è per te un’opzione strategica di cui parlare con il tuo ginecologo. Infatti, la scelta del metodo contraccettivo deve tener conto delle tue condizioni generali e della terapia che stai seguendo. Lo specialista valuterà qual è la migliore per te.
In generale, le opzioni da considerare anche in presenza di una malattia reumatologica sono molte: la pillola, l’anello transvaginale, il cerotto, gli impianti sottocutanei, i dispositivi intrauterini (cioè le spirali classiche o medicate). Va suggerita cautela per i contraccettivi a base di estroprogestinici o progestinici. L’assunzione di tali farmaci va attentamente valutata dallo specialista.
Il preservativo ha un indice di efficacia basso per la prevenzione della gravidanza, soprattutto per chi come te ha necessità di programmarla in un periodo di remissione della malattia. Per questo motivo, da solo non basta ma è sicuramente importante associarlo come strumento di prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse.

Anche in questo caso, dipende dalla situazione personale e dalla valutazione dello specialista.
In generale, le donne con patologia autoimmune, reumatologica o dermatologica, possono accedere a diverse tecniche di PMA, come l’inseminazione intrauterina, la FIVET (fertilizzazione in vitro e transfer embrionario) la ICSI (iniezione intracitoplasmatica di sperma) e ovodonazione. Naturalmente, lo specialista deve valutare la situazione personale, in modo da poter intraprendere adeguate profilassi, in particolare in caso di stimolazione ormonale.

In assenza di particolari criticità, sì: generalmente, le malattie autoimmuni, reumatologiche e dermatologiche, non sono una controindicazione al parto naturale né un’indicazione al taglio cesareo.
Gli specialisti ginecologi/ ostetrici sapranno consigliarti al meglio in base alla valutazione della tua condizione e della terapia che stai seguendo.

Le malattie reumatologiche non sono una controindicazione all’anestesia epidurale. Solo in caso di utilizzo di antiaggreganti o anticoagulanti potrebbero sussistere alcune controindicazioni alla procedura. Anche in questo caso, i tuoi specialisti sapranno definire la strategia migliore per gestire al meglio il parto, per te e per il tuo bambino. 

Se sei incinta e scopri delle macchie sulla pelle è bene verificare subito con il medico di cosa si tratta. Le macchie sulla pelle sono abbastanza comuni. A volte si tratta solo di reazioni temporanee, ad esempio per un’intolleranza a un alimento ma, talvolta, la loro presenza può essere il segno di una patologia, anche seria.
Per questo è importante che tu ti rivolga a un medico specialista, il dermatologo.

Le macchie tipiche della psoriasi hanno margini netti e regolari, sono di colore rosso intenso e sono ricoperte da squame biancastre. Si chiamano chiazze o, se sono molto spesse, placche. Possono comparire in qualsiasi parte del corpo ma generalmente si presentano sui gomiti, sulle ginocchia, sul cuoio capelluto. Se hai dubbi su una macchia di cui ti sei accorta sulla pelle, rivolgiti al tuo medico di base per una prima valutazione e al dermatologo.

Dipende dalla situazione personale. In molte pazienti, come emerge dalla letteratura scientifica, in gravidanza i sintomi migliorano, in altre la psoriasi può rimanere stabile o peggiorare. Dagli studi sembra invece che il periodo più delicato sia quello post-partum, nel quale la maggior parte delle pazienti peggiora, mentre solo una minoranza migliora o rimane stabile.
È importante un confronto costante con il proprio dermatologo, in modo da gestire al meglio l’andamento della malattia sia durante la gravidanza sia nelle fasi successive, per vivere la maternità nel modo più sereno possibile e gestirla in base alle esigenze personali.

La predisposizione genetica alla psoriasi non coincide con la certezza di ammalarsi.
Gli scienziati, infatti, sono concordi nell’affermare che la psoriasi è caratterizzata da una predisposizione genetica di base, che sembra coinvolgere più geni o combinazioni di geni. Alcuni soggetti, quindi, sono più predisposti a sviluppare la patologia. Tuttavia, perché la psoriasi si manifesti in chi è predisposto, occorre che vi siano fattori scatenanti, come ad esempio infezioni, traumi della pelle o situazioni di forte stress.
Quindi, se anche il tuo bambino ereditasse i geni che lo rendono predisposto, ciò non sarebbe sufficiente per sviluppare la malattia.

La psoriasi è una patologia che può rendere particolarmente fastidioso l’allattamento al seno, se le macchie o placche sono presenti sui capezzoli o nella zona dell’areola. In questi casi bisognerebbe utilizzare dei prodotti emollienti che riducano il fastidio. In ogni caso, i segni sulla pelle non costituiscono un rischio per il bambino. Alcuni farmaci sistemici utilizzati per il trattamento della psoriasi sono in grado di passare attraverso il latte materno. Questo è uno dei motivi fondamentali per cui devi chiedere al tuo dermatologo qual è la scelta terapeutica migliore che preservi la salute tua e del tuo bambino.

Solo in alcuni casi, dipende dalla situazione personale e dalla valutazione del dermatologo, il cui supporto è fondamentale.
Il fai-da-te è potrebbe essere pericoloso, perciò se noti dei cambiamenti nel tuo stato di salute o nel decorso della malattia rivolgiti al tuo medico, sarà lui a decidere qual è la soluzione migliore per te.

Le mamme con la psoriasi, anche se in forma grave, possono vivere serenamente tutte le fasi della maternità e prendersi cura del proprio bambino come tutte le altre mamme, a patto che abbiano concordato con il proprio dermatologo il trattamento più adeguato a gestire la malattia.

Le malattie reumatologiche non sono trasmissibili direttamente, anche se possono essere famigliari: cioè in una stessa famiglia ci possono essere più membri affetti (zii, cugini etc) da malattie autoimmuni, ma non necessariamente dalla stessa malattia.

I casi in cui la malattia autoimmune compare in gravidanza non sono rarissimi. Può capitare, perché un certo squilibrio del sistema immunitario potrebbe portare alla prima manifestazione di malattia durante la gravidanza.
Anche in questo caso, non c’è da avere nessuna paura particolare, bisogna però avere fretta di rivolgersi a uno specialista. Egli può indirizzare a un trattamento che serva a incanalare la malattia verso una sana remissione e verso un sano controllo, pur rispettando la gravidanza.
Se possibile, la situazione andrebbe affrontata con un team multidisciplinare. Lo specialista di settore, se la malattia è reumatica il reumatologo, insieme all’ostetrico ginecologo possono offrire una doppia visione della paziente, e quindi rispettare sia la malattia sia la gravidanza.

Questa domanda è emersa nel corso di #anchioimammaTALK 3 “La gestione della patologia autoimmune in gravidanza”.
La registrazione dell’incontro è disponibile alla pagina La parola agli esperti #anchiomamma

Le indicazioni al taglio cesareo in relazione alla patologia di base sono veramente molto rare. In genere, quello che viene privilegiato è il parto per via vaginale.
Se non vi sono complicazioni meccaniche nell’apertura degli arti, ad esempio perché la paziente è stata sottoposta a protesi a livello della testa del femore o delle anche – che sono comunque molto, molto rare – e se non vi sono limitazioni alle posizioni da assumere al parto, non ci sono indicazioni di tipo medico legate alla patologia di base.
Questo ovviamente se la gravidanza arriva a termine e non ci sono altre complicanze sovrapposte.
Se invece ci fossero altre necessità, a causa di problemi di pressione materna, di ritardo di crescita, o quant’altro, allora diventano delle indicazioni ostetriche, quindi non basate sulla terapia di base.

Questa domanda è emersa nel corso di #anchioimammaTALK 3 “La gestione della patologia autoimmune in gravidanza”.
La registrazione dell’incontro è disponibile alla pagina La parola agli esperti #anchiomamma

La malattia in fase attiva è il principale fattore di rischio di complicanze, sia materne che fetali.
Per ridurre al minimo tali rischi, è fondamentale programmare la gravidanza in un periodo di remissione. Il nostro consiglio è di parlare subito ai propri specialisti di riferimento, reumatologo o dermatologo e ginecologo, del suo desiderio di avere un figlio.
Infatti, sarà importante definire insieme a loro come proseguire il trattamento della sua malattia prima del concepimento e durante la gravidanza per la salute sua e del feto.
Diventare mamma con una malattia autoimmune è possibile, ma occorre non avere fretta e pianificare la gravidanza.

Questa domanda è emersa a seguito di #anchioimammaTALK 6 “Essere genitori con una malattia autoimmune”.
La registrazione dell’incontro è disponibile alla pagina La parola agli esperti #anchiomamma

Con la malattia attiva non andrebbe affrontata la gravidanza. Quindi direi di no, e il motivo è che il momento migliore per affrontare la gravidanza è quando la malattia è ben controllata. Questo perché bisogna partire col piede giusto per andare avanti. Il punto non è rimanere incinte, il punto è avere una gravidanza sicura e avere un bimbo sano, superando gli ostacoli legati alla malattia. Quindi, la PMA serve per rimanere gravide ma noi vogliamo che questo avvenga quando la malattia è ben controllata, quindi assolutamente io lo sconsiglierei.

Questa domanda è emersa a seguito di #anchioimammaTALK 5 “Procreazione Medicalmente Assistita e malattie autoimmuni”.
Risponde la Prof.ssa Marta Mosca.
La registrazione dell’incontro è disponibile alla pagina La parola agli esperti #anchiomamma

La tiroidite è una patologia autoimmune che si dice “organo-specifica”, nel senso che l’aggressione del sistema immunitario è rivolta contro la tiroide. Quindi, lo specialista da consultare è l’endocrinologo. Sicuramente va monitorata e va comunicata in caso di gravidanza. Questo perchè durante la gravidanza è importante avere una buona funzione tiroidea e dei giusti valori di TSH, che vanno eventualmente adeguati.

Senz’altro è una patologia da comunicare alla clinica, come tutte le altre patologie che una persona può avere, dalle piccole alle grandi. Questo è sempre molto importante, perchè la situazione va vista nel complesso.
Nello specifico, se la tiroidite si associa a una ridotta funzionalità della tiroide a maggior ragione va comunicata. Infatti, se la tiroide non è in buon compenso, questo può addirittura ridurre la fertilità. Ci sono dei range entro i quali è meglio tenere il TSH addirittura prima di iniziare la gravidanza. Quando la gravidanza inizia, se la paziente è sotto terapia sostitutiva, solitamente va incrementata anche di 1/3 quindi sì, è una patologia che assolutamente va comunicata.

Questa domanda è emersa a seguito di #anchioimammaTALK 5 “Procreazione Medicalmente Assistita e malattie autoimmuni”.
Rispondono la Prof.ssa Marta Mosca e la Dr.ssa Cristina Zanardini.
La registrazione dell’incontro è disponibile alla pagina La parola agli esperti #anchiomamma

In previsione di una gravidanza è fondamentale l’utilizzo di acido folico, questo non solo per le pazienti autoimmuni ma per tutte le donne che cercano una gravidanza. L’assunzione di acido folico è da iniziare almeno 3 mesi prima del concepimento e va proseguita per tutta la durata della gravidanza. Bisogna individualizzare il dosaggio,  in base anche alla malattia della paziente. Un altro integratore che può essere utile è la vitamina D. Spesso, soprattutto alle nostre latitudini, vi è una carenza importante di vitamina D. Supplementarla e normalizzarla può essere importante già in previsione di una gravidanza.
Vi sono poi dei sottogruppi di pazienti che hanno valori elevati di omocisteina: queste possono beneficiare di acido folico e vitatmina B12. Inoltre, alcune pazienti hanno un metabolismo più rallentato e un rischio di diabete gestazionale. Ne sono un esempio le pazienti sovrappeso e le pazienti con familiarità. In questo caso potrebbero essere anche considerati integratori che contengano inositolo o acido lipoico.
Sicuramente, la persona migliore con cui decidere quale integratore assumere è il medico, che conosce la paziente e conosce la situazione clinica perchè sicuramente gli integratori non hanno particolari controindicazioni e ci sono casi in cui possono essere veramente utili.

Questa domanda è emersa a seguito di #anchioimammaTALK1 “L’età fertile e le malattie autoimmuni”.
Risponde la Dr.ssa Sonia Zatti.
La registrazione dell’incontro è disponibile alla pagina La parola agli esperti #anchiomamma

Noi non sappiamo quali sono i fattori scatenanti delle malattie autoimmuni perché le malattie autoimmuni riconoscono una genesi che si dice multifattoriale, cioè ci sono tanti fattori che concorrono a farle venire in un soggetto predisposto. Quindi, pensare che sia la PMA come pensare che possa essere la gravidanza è molto difficile a dirsi. Perciò mi sento di dire no, perchè non abbiamo un’informazione solida per dire questo.

Questa domanda è emersa a seguito di #anchioimammaTALK5 “Procreazione Medicalmente Assistita e malattie autoimmuni”.
Risponde la Prof.ssa Marta Mosca.
La registrazione dell’incontro è disponibile alla pagina La parola agli esperti #anchiomamma

Sicuramente deve fare una valutazione ginecologica presso un consultorio o presso il ginecologo di fiducia, che valuterà la possibilità di introdurre degli integratori. Inoltre, farà una visita, il pap-test di routine, e anche i cosiddetti esami preconcezionali che fanno tutte le donne, non solo quelle con malattie autoimmuni. Questi sono generalmente: toxoplasmosi, rosolia, emocromo, gruppo sanguigno, sierologici per epatiti, HIV, TPHA. Il medico, poi, saprà consigliarla nel percorso. Il consultorio o il ginecologo curante possono individuare anche quelle strutture ospedaliere che abbiano un centro di riferimento per la gravidanza a rischio e che possano seguire le pazienti con malattie autoimmuni. Quindi, una prima valutazione con un ginecologo di base che poi affiancherà anche il ginecologo dei centri di riferimento per seguire la paziente in gravidanza.

Questa domanda è emersa a seguito di #anchioimammaTALK1 “L’età fertile e le malattie autoimmuni”.
Risponde la Dr.ssa Sonia Zatti.
La registrazione dell’incontro è disponibile alla pagina La parola agli esperti #anchiomamma