Counseling e gravidanza: il punto di vista del ginecologo
Proseguiamo lo Speciale “Counseling e patologie autoimmuni” con il punto di vista del ginecologo, insieme alla Dr.ssa Cristina Zanardini.
Quanto è importante lavorare in un team multidisciplinare per affrontare la gravidanza di una paziente con patologia autoimmune?
Lavorare in un team multidisciplinare è molto importante per poter gestire al meglio la patologia. Inoltre, consente di aiutare la coppia nell’affrontare argomenti importanti come la fertilità, il planning familiare e la gestione soprattutto di gravidanza e allattamento. Lavorare insieme permette di unire punti di vista anche molto diversi ma assolutamente importanti, perché mettendo insieme le diverse competenze si può offrire alla paziente il miglior percorso verso la maternità.
Il dialogo in fase pre-concezionale con la coppia
Per noi è fondamentale poterci confrontare tra esperti e con la paziente, ma anche con il partner della paziente. Le relazioni, quindi, sono anche con la coppia, già nel periodo pre-concezionale. Andiamo a valutare una serie di aspetti che ci permettono di capire anche la stratificazione del rischio. Cosa vuol dire? Vuol dire capire da che livello di rischio parte la paziente, al di là della sua patologia. I fattori da valutare, per esempio, sono l’età materna, la presenza di malattie metaboliche familiari, il fatto che possa far uso di tabacco o alcol, l’obesità, la sindrome dell’ovaio policistico. Tutte queste situazioni possono portare di per sé a un rischio per la gravidanza, quindi a potenziali complicanze. È importante far capire alla paziente dove può avere margini di miglioramento, e quindi, già nel periodo pre-concezionale, farle capire quanto è importante poter migliorare già il suo livello di rischio di base
La remissione: il momento migliore per la gravidanza
Per una paziente con patologia autoimmune è importante non solo ottenere la gravidanza nel periodo di controllo della malattia, ma anche nel periodo di salute di base migliore per lei. Nell’incontro pre-concezionale si sottolinea il fatto che, ormai è certo, è importante iniziare la gravidanza in un periodo di remissione. Questo perché migliora sia gli esiti materni che fetali.
La gestione della terapia
Gli incontri con il team multidisciplinare sono anche un momento per poter rassicurare le pazienti sull’utilizzo di alcuni farmaci che loro utilizzano cronicamente. Alcuni farmaci sono sicuri sia per la gravidanza che per l’allattamento, altri sono controindicati in gravidanza, ed è meglio avere la possibilità di sostituirli in epoca pre-concezionale.
La presa in carico della paziente
Il counseling serve anche per avviare un legame di fiducia con la paziente. Purtroppo, a volte noi medici dobbiamo relazionarci con medici di base o anche con colleghi specialisti che magari non sono così ben informati sulle terapie per le pazienti con patologie autoimmuni. Il team multidisciplinare diventa il punto di riferimento della paziente e, qualora avesse dubbi, noi siamo sempre a disposizione.
Le potenziali complicanze
Le gravidanze delle pazienti con malattie autoimmuni, rispetto alla popolazione generale, sono esposte a un più alto rischio di complicanze sia per la mamma, sia per il bambino. Le più frequenti sono, per esempio, l’abortività, magari anche tardiva, la patologia ipertensiva, il fatto che magari il bambino possa rallentare la sua crescita in utero o che si possa verificare il distacco di placenta. Parlarne già da subito, informare la coppia su cosa potrebbe accadere significa prepararla, offrire tutta una serie di indicazioni per le quali loro sono più sereni nell’affrontare la gravidanza.
Le preoccupazioni più comuni
La modalità di parto, per esempio, è una delle preoccupazioni più comuni nelle pazienti. Parlarne già in periodo pre-concezionale vuol dire dare qualche strumento in più per gestire l’ansia. La maggior parte delle volte, infatti, il parto vaginale è la via preferenziale e non è controindicato. Il taglio cesareo è più probabile se la malattia è moderata-severa.
Un’altra preoccupazione riguarda la trasmissione della patologia ai figli. E, di nuovo, rassicurare l pazienti in periodo pre-concezionale con un team multidisciplinare allenta sicuramente l’ansia, la preoccupazione della coppia.
L’esperienza degli Spedali Civili di Brescia
Sicuramente il team multidisciplinare permette una gestione personalizzata della paziente verso la maternità. Io ho lavorato per anni a Brescia, dove alcuni medici ginecologi e reumatologi hanno capito che era importante permettere anche alle pazienti autoimmuni di poter godere di un percorso verso la genitorialità. La modalità è quella non di un incontro unico in cui sono presenti reumatologo e ginecologo, ma di due incontri separati nella stessa mattinata. Anche dermatologi e oculisti fanno parte del team, ovviamente durante la gravidanza è più il legame col ginecologo e col reumatologo, ma ovviamente dermatologo e oculista lavorano fianco a fianco.
Quindi, non è sempre facile e neanche scontato poter istituire un approccio multidisciplinare ma penso che sia la carta vincente perché è la modalità migliore che noi possiamo offrire alle pazienti.
Leggi anche:
- Counseling e gravidanza nelle pazienti con malattie autoimmuni
- Counseling e gravidanza nelle pazienti con malattie autoimmuni: il punto di vista del reumatologo
- Counseling e gravidanza nelle pazienti con malattie autoimmuni: il punto di vista del dermatologo
- Counseling e gravidanza nelle pazienti con malattie autoimmuni: il punto di vista dei pazienti