Previdenza e Lavoro: i fondi bilaterali in aiuto a lavoratori e lavoratrici fragili

Di Alessandra Servidori

Previdenza e lavoro: facciamo il punto. Verso lo stop a Quota 100 e Opzione donna. I fondi bilaterali in aiuto ai lavoratori e lavoratrici  fragili.

Con la fine del 2021 due provvedimenti che agevolano il pensionamento come Quota 100 e Opzione donna giungono a termine della loro vigenza. Il Governo Draghi si è impegnato, anche di fronte alla richiesta pressante dell’Europa, a riformare un sistema già in sofferenza, che andrà in vigore dal 1° gennaio 2022. La pandemia ha aggravato la situazione occupazionale ed economica, ovviamente modificando anche le aspettative di vita e ponendo la necessità di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro in un sistema a maggioranza tarato sul calcolo contributivo. Le previsioni di una mite ma costante ripresa delle attività produttive e un ridimensionamento delle erogazioni a sostegno di una sofferente situazione del mercato del lavoro dovrebbero consentire la fase di recupero del rapporto debito/PIL.

Alcuni dati

Il sistema non è in grado di riproporre e sopportare un pensionamento tipo Quota 100 con solo 62 anni di età o come Opzione donna con 58/59 anni. Infatti, va considerata un’aspettativa di vita prossima agli 86 anni per le donne e circa 27 anni o più di pensione. Inoltre, tenendo conto anche delle altre salvaguardie prepensionamento (Ape sociale- pensioni anticipate ecc) l’Italia ha ora ben 16 milioni di pensionati. Nel 2022, oltre il 90% dei potenziali pensionati avrà la pensione calcolata per almeno il 65% con il metodo di calcolo contributivo. Questo comporta, a 62 anni, avere una pensione decurtata di almeno il 10% (Dati Centro studi e ricerche itinerari previdenziali). Una speranza di vita di circa 81 anni per i maschi consiglia di maturare una pensione più robusta, per far fronte agli imprevisti della vita da anziani. Tuttavia, è anche vero che l’aspettativa di vita dopo la pandemia si è ridotta (più del 95% dei decessi ha riguardato ultrasessantenni) e la ripresa sarà lenta.

I fondi di solidarietà

Sempre Itinerari previdenziali suggerisce per i lavoratori con problemi di salute, familiari a carico, lavori pesanti, in mobilità (la vecchia APE sociale) o precoci, l’utilizzo dei “fondi di solidarietà” per l’industria, il commercio, l’artigianato e l’agricoltura. Il modello è di quelli operativi oggi per le banche e le assicurazioni, che hanno permesso di prepensionare a totale carico del fondo oltre 80mila lavoratori. Tutto ciò senza alcun costo per lo Stato, con un anticipo di 5 anni a 62 anni di età anagrafica e 35 di contributi. Questi fondi bilaterali sono alimentati già oggi da una contribuzione intorno allo 0,32% della retribuzione lorda (un terzo a carico dei lavoratori) e potrebbero beneficiare di altre contribuzioni attualmente già in essere.

E’ un suggerimento che condivido perché si risolverebbero contemporaneamente  sia le necessità delle imprese, che non riescono a reimpiegare nei nuovi processi produttivi questi lavoratori, sia le esigenze dei dipendenti, che soffrono delle problematiche evidenziate. Questi dipendenti resterebbero nei fondi esubero per 5 anni e a 67 di età avrebbero una pensione decorosa, senza incidere sulla collettività. In attesa del pensionamento vero e proprio, potrebbero fare almeno 2 giorni di lavori socialmente utili per gli enti locali di riferimento. Se facessero anche il versamento dei contributi INPS e Inail contribuirebbero ulteriormente alla futura pensione. Oppure, potrebbero comunque affiancare i giovani in entrata nel mercato del lavoro, in un sistema duale che ci auguriamo finalmente poter realizzare.

Cosa occorre

Occorre una proposta di legge che concluda il ciclo delle riforme. Ciò per dare certezza ai cittadini con regole semplici e valide per tutti, giovani e anziani, retributivi, misti e contributivi puri. Mantenendo i requisiti per la pensione di vecchiaia con 67 anni di età e almeno 20 di contribuzione, si potrebbe prevedere un pensionamento flessibile. Come? Con 64 anni di età anagrafica (indicizzata alla aspettativa di vita) e 38 anni di contributi, di cui non più di 2 anni figurativi (esclusi dal computo maternità, servizio militare, riscatti volontari). In questo modo, rendendo stabile la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi per gli uomini (1 anno in meno per le donne), svincolata dalla aspettativa di vita, eliminando qualsiasi divieto di cumulo tra lavoro e pensione. Inoltre, prevedendo altresì agevolazioni per le donne madri (ad esempio, 12 mesi di “sconto” per ogni figlio fino a massimo 24 mesi), per i caregiver (1 anno) e per i precoci (maggiorando del 25% gli anni lavorati tra i 17 e i 19 anni di età). Prevedere anche per i giovani “contributivi puri”, l’integrazione al minimo su valori pari alla maggiorazione sociale (630 euro al mese) e calcolati sulla base del numero effettivo di anni lavorati è fondamentale.

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