Smart Working: a che punto siamo?

Con Alessandra Servidori

Smart Working: dopo aver approfondito la normativa più recente, vediamo qualche dato di scenario, per capire meglio a che punto siamo in Italia, con l’aiuto della Prof.ssa Alessandra Servidori.

Lo smart working in Italia

In Italia lo smart working NON è una tipologia contrattuale ma una modalità di lavoro adottata – in maniera approssimativa – dallo scoppio della pandemia di COVID-19. Inoltre, è mia convinzione che tutti noi abbiamo affrontato questa “malattia sars” in situazioni di grande sofferenza sia fisica che psicologica, oltre tutto senza certezze di come uscirne.

Smart working e pandemia

In questa situazione non ancora finita si torna a parlare di lavoro a distanza, a volte con tribolazione a volte come opportunità, soprattutto se legata al tempo di vita e all’organizzazione della vita lavorativa e familiare, contemporaneamente con una capacità organizzativa veramente manageriale che non avevamo e non abbiamo “ordinato, sistemato” perché non abituati né attrezzati. E, dunque, cambiando tutto in una nuova dimensione: tempo alla dimensione operativa e sociale della comunità lavorativa, tempo per i figli piccoli o adolescenti, tempo per i nostri anziani per i nostri disabili, tempo (poco) per vivere. Tutto insieme, senza soluzione di continuità e con l’incalzante quotidianità che impediva qualsiasi programmazione. Ebbene sì: caos, sentimenti di inadeguatezza, ruoli sovrapposti, panico continuato. E allora, ora o mai più assestare la materia contrattualmente come dice la legge si può e si deve fare. E si poteva fare da quando abbiamo capito che il Covid rimane e vive con noi.

I dati dell’Osservatorio Smart Working

Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working, le persone che hanno lavorato da remoto nel 2020 sono stati 6,58 milioni: ossia, un terzo dei lavoratori dipendenti italiani (nel 2019 erano stati poco più di 570 mila). Con il decreto Covid-19 n. 15 del 23 luglio 2021 il Governo ha prorogato, con effetto reatroattivo dal 1° luglio, lo smart working per tutti quei dipendenti pubblici e privati che presentano particolari patologie, e dunque i lavoratori fragili, fino al 31 ottobre 2021. Non c’è dubbio che bisognerà prorogarlo ancora, perché per le lavoratrici e i lavoratori disabili è una grande opportunità, sapendo oltre tutto la difficoltà reale di essere inseriti, nonostante la normativa lo preveda, sui luoghi di lavoro.

Gli emendamenti al Decreto Sostegni: il bonus smart working

Il Parlamento ha approvato degli emendamenti al decreto Sostegni: tra questi, la proroga per tutto il 2021 dell’aumento a 516,46 euro destinati ai cosiddetti “fringe benefits” ovvero un bonus smart working, che permette ai datori di lavoro di cedere ai dipendenti una cifra da spendere in beni e servizi per allestire l’ufficio in casa e lavorare da remoto. Il Bonus smart working può essere usato per acquistare sedie ergonomiche, scrivanie, prodotti di illuminazione specifici per lavorare in modo adeguato (in termini di salute e sicurezza) anche da casa.

Obiettivo: regolare il lavoro agile

Bisogna allora per il lavoro pubblico, ma non solo, avviare la contrattazione sindacale, peraltro già prevista dalla legge “Lavoro autonomo e smart working” Legge 22 maggio 2017, n. 81: “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”. Se poi il datore di lavoro è lo Stato, è ancora più necessario dare corpo a modelli non improvvisati come quelli adottati disinvoltamente fino ad ora.

La legge del 2017 prevedeva la sperimentazione: ora è stata fatta (malamente) ed è tempo di passare a regolare il lavoro agile. Ciò significa dare un profilo giuridico all’accordo sindacale previsto e non continuare a dire che è una modalità di lavoro perché è una tipologia di lavoro; significa prevedere il turnover a rotazione dei dipendenti pubblici e privati, dotarli di computer e accesso internet, prevedere l’orario di lavoro in connessione e anche il diritto alla disconnessione e imparare subito a misurare gli obiettivi e le performance di produttività assolutamente misurabili anche da remoto.

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