Io e il mio corpo imperfetto: la storia di Flavia

Di Maria Beatrice Toro

Flavia è una giovane donna di 28 anni che convive dall’età di 8 con una forma di reumatismo articolare. La sua infanzia è stata segnata – come spesso avviene in questi casi – da tante visite, analisi, cure, tra le facce preoccupate degli adulti attorno a sè. Ancora oggi assume farmaci di diverso tipo e, ogni mattina, appena si alza, il suo primo gesto consiste nell’estrarre una compressa bianca e ovale da un blister. È la prima di una lunga lista di attività volte a renderle possibile una vita relativamente “normale”: lavora come segretaria amministrativa, ha una casa tutta per sé e conduce una vita sociale relativamente attiva. Ai suoi familiari e ai suoi amici dice sempre che va tutto bene, anche se non è proprio così. Ci tiene a tenere per sé la sua realtà e nasconde i sintomi dietro un sorriso affascinante e solare. Dentro di sé, tuttavia, ospita pensieri scomodi ed emozioni di ansia. Il suo corpo non le piace molto: vorrebbe, soprattutto, avere più energie. E invece è spesso stanca, così inventa scuse per non prendere parte a un aperitivo, a una riunione familiare, a un’uscita in bicicletta organizzata dagli amici. Come restituire a Flavia l’energia di cui ha bisogno?

L’importanza dell’atteggiamento interiore

Convivere da tanti anni con una malattia è una condizione ben scomoda, che può farci sentire stressate, insicure e diverse dagli altri, che sembrano avere delle vite parecchio più serene. In realtà le sicurezze che tutti come esseri umani cerchiamo vengono messe in discussione ad ogni istante, perché la vita è imprevedibile e non si fa controllare. Non importa quanto si sia benestanti, di successo, o forti, la vulnerabilità è un tema che non può essere evitato da nessuno. La differenza tra una vita serena e una vita complicata la fa anche e soprattutto l’atteggiamento interiore con cui ci disponiamo nei confronti di ciò che ogni giornata ci porta.

Flavia si sente logorata ma è solo in parte a causa della malattia. Almeno i tre quarti del suo affaticamento sono dovuti, infatti, alla perdita di energia dovuta all’impegno costante che mette per gestire i pensieri negativi che sorgono di continuo. Come molte persone che lottano per stare bene anche a lei capita di ritrovarsi dentro a un film mentale in cui proietta gli scenari peggiori: sofferenza fisica, difficoltà a portare avanti la quotidianità, solitudine.

Accantoniamo le tensioni

Ed è perfettamente normale che pensieri negativi riempiano la sua mente, perché la malattia è uno stress cui si è un po’ tutte impreparate, che dobbiamo imparare a dissipare, mettendo da parte tensioni che alla fine sono inutili.

Flavia ha scelto di dissiparlo tuffandosi nel presente. Un giorno, mentre giocava con il suo gatto cercando di gestire gli effetti di una notizia poco confortante si è accorta che era presente a metà, che non era davvero lì, con il suo gatto, e che, tutto sommato, pensare ai guai che sarebbero potuti arrivare le impediva di godere la vita che c’è, così come è.

E la cosa non avveniva solo nei momenti di relax: anche al lavoro i colleghi le facevano notare che la vedevano un po’ assente, le dicevano che faceva errori che davvero non erano da lei…

Un esercizio

Così, per provare a cambiare atteggiamento, ha scelto di fare regolarmente un esercizio di cui aveva sentito parlare in una conferenza, durante la quale una dottoressa consigliava di fermarsi più volte durante la giornata e chiedersi: sono davvero presente a quello che sto facendo? E se ci si ritrova con la mente lontana, non c’è da rimproverarsi; piuttosto, con un sorriso, si riporta la mente al qui e ora. Anche il maestro zen Thich Nhat Hanh propone una cosa simile. Nel suo centro di meditazione in Francia, ogni ora suona una campana e tutti smettono di fare quello che stanno facendo per prendere un respiro consapevole e ricreare uno stato di presenza mentale. È una strategia alla portata di tutti, che permette di uscire dalla vita “pensata” per entrare nella vita vera, che è sempre più gratificante di come ce la rappresentiamo.

Un consiglio

Dopo aver letto il post, prenditi un momento per scegliere la tua personale “campana di meditazione”. Dato che probabilmente non vivi in un centro zen e nessuno suona, puoi scegliere un suono o un gesto come stimolo per tornare presente. Magari puoi decidere di fare un respiro consapevole ogni volta che guardi l’orologio. Oppure ogni volta che stai per bere dell’acqua, oppure quando passi attraverso una porta, o qualunque cosa ti venga in mente.

L’importante è ricordare a te stessa, frequentemente, che la vita è adesso e puoi goderla appieno, anche se non tutto va come vorresti…

 

N.B.: Quella di Flavia è una storia vera, ma i nomi dei protagonisti sono stati modificati, a tutela della loro privacy

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