Quarto decreto aiuti: le novità di welfare aziendale

Con Alessandra Servidori  

Tra le novità del quarto decreto aiuti troviamo il benefit aziendali esentasse. Infatti, il tetto dell’esenzione fiscale dei cosiddetti “fringe benefit” aziendali, si innalza per il 2022 fino a 3mila euro.

Tale misura di welfare aziendale mira a incrementare gli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici. Sappiamo infatti che il welfare aziendale oggi è l’unica forma di erogazione che il datore di lavoro può dare al dipendente, che non è considerata reddito da lavoro, e che quindi non ha cuneo fiscale ed è cessione di beni e servizi, non di moneta. È il datore di lavoro che si prende carico di una spesa di natura sociale del dipendente.

Cosa cambia

La strutturazione della nuova soglia potrebbe, per esempio, portare all’ammodernamento di alcuni servizi da sempre centrali nel welfare aziendale, come l’assistenza sanitaria integrativa. Quest’ultima, in situazione odierna, è diventata fondamentale a tutela della lavoratrice e del lavoratore che spesso non hanno reddito sufficiente per poterselo permettere.

Ciò consente di aprire ad una novità interessante cioè l’adesione ad un fondo integrativo personale. Cresce certamente a ritmi più veloci di quello della previdenza complementare. Risponde a esigenze misurabili nel breve-medio periodo.

Il Welfare integrativo

La salute è un bene indifferibile. E infatti, anche in questo caso abbiamo visto la moltiplicazione dei fondi sanitari integrativi. Certo, serve un controllo di gestione capace di misurare la soddisfazione del cliente finale, che in fondo cerca puntualità nelle prestazioni e una adeguata diversificazione delle specialità di cui poter godere. La soddisfazione della clientela diventa misura di qualità del servizio offerto e della prestazione pagata con la polizza. È la frontiera dell’assistenza, dunque, a dover prevedere le maggiori attenzioni sul fronte del welfare integrativo, soprattutto in quelle aree che oggi sono tra le più trascurate, come il Long Term Care (Ltc), la cura da prevedere per chi, vivendo più a lungo, è destinato ad avere bisogno di maggiori e più costanti supporti sanitari e assistenziali e ancora il tema non ha  adeguatamente occupato l’attenzione degli operatori. Pochissimi sono i fondi sanitari che comprendono coperture per Ltc.

D’altronde questo è un tema che richiederebbe un intervento specifico dello Stato. In Germania hanno introdotto una tassa di scopo, per destinare risorse adeguate alla popolazione non autosufficiente. In Italia dobbiamo fare ancora molto, sia sul fronte pubblico, sia su quello dell’integrazione privata, sempre più necessaria.

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