La gestione della terapia in gravidanza

Diventare mamma per le donne con una patologia autoimmune oggi è possibile, ne abbiamo parlato anche in altri articoli. Fino a qualche anno fa la gravidanza era sconsigliata, ma oggi i medici dispongono di opzioni terapeutiche sicure e appropriate, che consentono alle donne con patologie autoimmuni di diventare madri.

La maternità, infatti, rappresenta oggi un esempio di normalità immaginabile nella vita di una donna con patologie autoimmuni.

In questo articolo affrontiamo un tema molto importante per le donne con una patologia autoimmune che vogliano diventare mamma: la gestione della terapia in gravidanza.

Come si deve gestire la terapia in gravidanza e che cosa si deve aspettare una donna durante la gravidanza? Vanno fatti monitoraggi o visite dal reumatologo più frequenti? Come affrontare con tranquillità la terapia per una patologia autoimmune in gravidanza?

Ne parliamo con la Professoressa Angela Tincani, dell’Unità di reumatologia e immunologia clinica degli Spedali Civili di Brescia Università degli Studi di Brescia

La terapia in gravidanza

Dal punto di vista dei farmaci la cosa più importante, sia per le pazienti, sia per il medico, è pensare alla sicurezza del farmaco. Dobbiamo quindi considerare farmaci che non siano teratogeni, cioè che non provochino nei bambini dei fenomeni di malformazioni.

Sotto questo aspetto, i farmaci che usiamo in reumatologia si possono grossolanamente dividere in tre categorie.

I farmaci sicuri

La prima categoria è quella dei farmaci sicuri, dei farmaci che sappiamo non dare problemi in questo senso durante la gravidanza. A questa categoria appartiene larga parte dei farmaci di uso quotidiano per noi reumatologi, parliamo della idrossiclorochina, del cortisone, di vari farmaci immunosoppressori come per esempio l’azatioprina, anche vari farmaci biologici. Sono sicuri quei farmaci che sono stati introdotti per primi, sui quali c’è molta esperienza e letteratura scientifica, come ad esempio gli inibitori del tnf-alfa.

I farmaci proibiti in gravidanza

C’è una categoria di farmaci che sono proibiti in gravidanza, perché sicuramente teratogeni. Tra questi ci sono il methotrexate, molto usato in reumatologia, il micofenolato mofetile e la ciclofosfamide.

I farmaci su cui ci sono pochi dati

Una terza categoria di farmaci include quelli che per loro natura o per le esperienze preliminari già disponibili non sembrerebbero dare problemi; tuttavia, le esperienze disponibili sono veramente scarse. Su questi farmaci bisogna giudicare caso per caso se valga la pena di utilizzarli, se siano realmente necessari o meno, nel singolo caso e nella singola paziente.

Pianificare la gravidanza è fondamentale

Detto questo, si capisce perché la gravidanza debba essere programmata: solo in questo modo, anche la terapia può essere adeguatamente pianificata. Con questo non possiamo dire che non esistano gravidanze inaspettate, ma anche in questo caso è necessario parlarne il prima possibile con lo specialista di riferimento, per vedere cosa è possibile fare.

L’approccio multidisciplinare alla terapia in gravidanza

Prendo spunto dall’esperienza del nostro Centro agli Spedali Civili di Brescia, che ha un ambulatorio congiunto coi ginecologi. Noi vediamo le pazienti mediamente una volta al mese, le vediamo sia noi reumatologi per controllare lo stato della malattia, per vedere se la terapia è adeguata o va aggiustata, sia i ginecologi, per valutare la possibilità di quelle complicanze che noi chiamiamo ostetriche, cioè legate alla gravidanza.

Queste complicanze, talune di queste, sono un po’ più frequenti nelle pazienti con malattie autoimmuni. Mi riferisco ad esempio alla pre-eclampsia o al parto pretermine, che il ginecologo ha il compito di valutare.

Oltre a questo, ci sono alcuni farmaci che, pur non essendo tossici per il feto, cioè non provocando malformazioni, provocano invece o possono provocare delle complicanze della gravidanza. Mi riferisco al cortisone, che non dà fenomeni malformativi ma, preso in certi momenti della gravidanza e a certi dosaggi, può dare delle complicanze ostetriche, per esempio il parto pretermine.

Quindi, ecco che la stretta collaborazione tra reumatologo e ginecologo è fondamentale e la loro esperienza, applicata caso per caso, consentono di prevedere queste complicanze e insieme si cerca di arginare questo tipo di possibilità.

Fonte: anchiomammaTALK3 – La gestione della patologia autoimmune in gravidanza. Disponibile al link: https://www.youtube.com/watch?v=vHHCgZZXh0Y

 

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