Fattori di rischio cardiovascolare comuni a uomini e donne

Con la Dottoressa Patrizia Amato, reumatologa, responsabile del Laboratorio di Medicina di Genere Distretto 60 di Nocera Inferiore (SA) e coordinatrice del Gruppo Medicina di Genere del CReI, Collegio dei Reumatologi Italiani.

In un articolo precedente abbiamo illustrato cosa sia il rischio cardiovascolare e come si calcola. Ora tratteremo i fattori di rischio comuni al genere femminile e maschile.

L’ipertensione

L’ipertensione rimane il principale fattore di rischio globale per morbilità e mortalità per malattie cardiovascolari ma è anche il fattore più trascurato nelle donne. Le donne sembrano avere un rischio più elevato di infarto miocardico acuto associato all’ipertensione rispetto agli uomini, come suggerito dai risultati di un grosso studio “INTERHEART” in cui sono stati inclusi 1,25 milioni di pazienti e 11.029 eventi di infarto miocardico. Tra le cause accertate sicuramente vi sono le caratteristiche fisiche del cuore, il diametro arterioso più piccolo e la maggiore rigidità vasale. Le lacune conoscitive che necessitano di ulteriori ricerche sono ancora numerose ma già da questi pochi dati si comprende quanto sia importante gestire l’ipertensione sia da un punto di vista educativo che di trattamento, dal momento che viene considerata un vero e proprio killer silenzioso per il rischio cardiovascolare femminile.

La Dislipidemia

La Dislipidemia, in particolare il colesterolo elevato, è il secondo fattore di rischio di infarto del miocardio anche nelle donne. Il trattamento ipolipemizzante con statine riduce sia gli eventi cardiovascolari che la mortalità nelle donne con malattia coronarica accertata. Un’ampia meta-analisi di dati provenienti da 22 studi ha dimostrato che le statine per la prevenzione di eventi vascolari maggiori hanno un’efficacia simile nelle donne e negli uomini. Tuttavia, da diversi studi statistici emerge che le statine sono sottoutilizzate nelle donne nel post infarto del miocardio e non nell’uomo. Anche su questo fronte sono necessarie ulteriori ricerche per indagare le ragioni di tale sottoutilizzo.

Diabete e Obesità

Abbiamo poi il Diabete la cui prevalenza è in aumento a livello globale, legato all’incremento dell’indice di massa corporea causato da diete non salutari e stili di vita sedentari. Sulla base dei dati pubblicati in 64 studi prospettici di coorte basati sulla popolazione, il rischio di malattia coronarica incidente è risultato essere maggiore del 44% nelle donne con diabete tipo II rispetto agli uomini con la stessa condizione soprattutto donne giovani (età 40 anni) con diabete ad esordio precoce. Per il diabete di tipo 1, l’età di insorgenza prima dei 10 anni di età addirittura sembra comportare un rischio di malattia coronarica aumentato di quasi 60 volte (contro 17 volte negli uomini) e un rischio di infarto miocardico acuto di circa 90 volte maggiore (contro 15 volte negli uomini).

Anche l’Obesità non può essere trascurata. I dati mondiali dimostrano che essa, insieme all’insufficiente attività fisica, sono strettamente associate all’ipertensione e sono più diffuse nelle donne che negli uomini. Sebbene le donne abbiano generalmente profili di rischio cardiovascolare più favorevoli rispetto agli uomini, questo andamento può essere invertito con il deterioramento del controllo glicemico e quindi con la comparsa del diabete che abbiamo visto essere più frequente.

Un altro fattore di rischio da non trascurare è la Resistenza all’Insulina che può evolvere in diabete manifesto e portare a morbilità e mortalità cardiovascolare. La sindrome è evidente nel 20-30% delle donne di mezza età, con un marcato aumento della prevalenza dopo la menopausa e quindi va assolutamente ricercata e trattata. L’obesità è anche associata a esiti avversi in gravidanza, come disturbi ipertensivi della gravidanza e diabete gestazionale. È ben documentato che il comportamento sedentario è associato ad un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e che le ragazze e le donne sono più sedentarie degli uomini.

Fumo, tabacco e sigarette elettroniche

Fumo, tabacco e sigarette elettroniche a livello globale sono in aumento tra le donne più giovani. Un’ampia metanalisi ha rilevato che l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari associato al fumo era maggiore del 25% nelle donne rispetto agli uomini. Al contrario, lo studio INTERHEART ha rilevato che il rischio di infarto miocardico associato al fumo era simile sia per le donne che per gli uomini. Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare una potenziale interazione tra sesso e fumo per quanto riguarda gli esiti delle malattie cardiovascolari. Negli ultimi dieci anni si è registrata una minore prevalenza globale del fumo tra le donne rispetto agli uomini. Tuttavia, nonostante le sostanziali iniziative di controllo del tabacco, la prevalenza del fumo tra le donne non è cambiata di molto ed è addirittura aumentata in molti Paesi. La cessazione del fumo nelle giovani donne dovrebbe essere un obiettivo importante per gli interventi sanitari.

Le sigarette elettroniche sono attualmente il prodotto fumato più diffuso soprattutto tra le donne più giovani e gli adolescenti. La maggioranza dei consumatori le percepiscono come una scelta più salutare rispetto al tabacco; tuttavia, le sigarette elettroniche emettono una serie di sostanze tossiche e hanno dimostrato di influenzare negativamente il sistema cardiovascolare. Ad esempio, disfunzione delle cellule endoteliali, lo stress ossidativo e l’attivazione piastrinica. La commercializzazione di prodotti per sigarette elettroniche aromatizzate (ad esempio frutta e menta) destinate agli adolescenti è motivo di grande preoccupazione e in molti Paesi, come ad esempio negli Stati Uniti, sono in corso azioni per vietare la vendita di questi articoli.

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