Rischio cardiovascolare nelle donne: fattori di rischio specifici

Con la Dottoressa Patrizia Amato, reumatologa, responsabile del Laboratorio di Medicina di Genere Distretto 60 di Nocera Inferiore (SA) e coordinatrice del Gruppo Medicina di Genere del CReI, Collegio dei Reumatologi Italiani.

Vediamo in questo articolo cosa sono i fattori di rischio specifici, ossia legati alle variazioni biologiche e differenze genetiche.

I Fattori di rischio specifici sono legati alle variazioni biologiche e differenze genetiche che, in parte, potrebbero essere correlate alle differenze degli ormoni riproduttivi endogeni ed esogeni.

Sebbene i dati attuali mettano in dubbio il ruolo protettivo degli estrogeni, è stato dimostrato che concentrazioni più basse di estrogeni e concentrazioni più elevate di androgeni dopo la menopausa potrebbero mediare l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari nelle donne in postmenopausa. La menopausa precoce (età <40 anni) è stata identificata come un fattore di aumento delle malattie cardiovascolari. Non vi è differenza tra la menopausa precoce naturale e quella chirurgica perché entrambe sembrerebbero essere associate a un’aumentata incidenza di un endpoint composito di malattia coronarica, insufficienza cardiaca, stenosi aortica, rigurgito mitralico, fibrillazione atriale, ictus ischemico, malattia arteriosa periferica e tromboembolismo venoso. Tuttavia, la terapia con estrogeni esogeni utilizzata per la contraccezione e la menopausa non riduce il rischio di malattie cardiovascolari. Questi dati sottolineano la necessità di ulteriori ricerche sulla salute delle donne, comprese le differenze sessuali tra gli ormoni riproduttivi endogeni ed esogeni.

La menopausa

La menopausa è il primo fattore di rischio specifico ed è associata alla comparsa di malattie cardiovascolari nelle donne. Sebbene gli studi osservazionali sulla terapia ormonale sostitutiva dopo la menopausa abbiano mostrato risultati promettenti nella riduzione del rischio cardiovascolare, studi randomizzati e controllati più ampi non hanno confermato alcun beneficio nella prevenzione primaria o secondaria.

Attualmente, la terapia ormonale sostitutiva in menopausa non è indicata per la prevenzione primaria o secondaria delle malattie cardiovascolari. È necessario indagare ulteriormente se il momento di inizio della terapia in relazione all’inizio della menopausa abbia un effetto sul rischio cardiovascolare associato alla terapia ormonale sostitutiva in menopausa. Tuttavia, la terapia ormonale sostitutiva con estrogeni a basso dosaggio per gestire sintomi della menopausa nelle donne più giovani e a basso rischio sembra essere sicura. Lo stesso, in queste donne, vale per la terapia ormonale transdermica alla dose più bassa possibile e per la durata più breve. Nelle donne con una cardiopatia ischemica, invece, la terapia ormonale sostitutiva deve essere interrotta.

Disturbi legati alla gravidanza

Il secondo fattore di rischio sono i disturbi legati alla gravidanza, come il disturbo ipertensivo gestazionale (p. es., preeclampsia), il diabete gestazionale o parto pretermine. Questi si possono associare ad un aumento del rischio cardiovascolare in età anche giovanile. Una storia clinica che includa una di queste complicanze richiede una valutazione continua del rischio di malattie cardiovascolari e screening dei fattori di rischio. Comunque, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio come questi fattori dovrebbero essere incorporati nella previsione del rischio insieme a fattori di rischio ben consolidati.

I contraccettivi ormonali

I contraccettivi ormonali combinati estrogeno-progesterone (sotto forma di pillola, anello vaginale o cerotto) rappresentano il terzo fattore di rischio cardiovascolare per le donne. Tutte le donne con fattori di rischio specifici associati a tromboembolia venosa o infarto miocardico acuto, o entrambi (ad es., fumatrici di età pari o superiore a 35 anni, storia di tromboembolia venosa o embolia polmonare o trombofilia ereditaria) dovrebbero essere informate di terapie non ormonali o contraccettivi a base di solo progesterone. Inoltre, dovrebbero conoscere quali sono i rischi derivanti dall’uso di contraccettivi ormonali combinati. Questi, in generale, sono associati a un aumento di 12 volte del rischio di infarto del miocardio nelle donne con ipertensione.

In presenza di più fattori di rischio, la contraccezione ormonale combinata potrebbe aumentare il rischio di malattie cardiovascolari nella donna a un livello ancora più elevato. Le donne di età superiore ai 40 anni dovrebbero essere sottoposte a screening per ulteriori fattori di rischio di malattie cardiovascolari, come fumo, obesità, diabete, ipertensione o emicrania con aura.

La sindrome delle ovaie policistiche

Abbiamo come quarto fattore di rischio la sindrome delle ovaie policistiche. Viene definita come la presenza sia di eccesso di androgeni che di oligo o anovulazione e colpisce globalmente il 6-10% delle donne in età riproduttiva. Le donne con sindrome dell’ovaio policistico hanno un rischio maggiore di disturbi ipertensivi in gravidanza e di diabete gestazionale. Numerosi sono gli studi che suggeriscono una correlazione tra la sindrome dell’ovaio policistico e le malattie cardiovascolari, ma sono necessarie ulteriori ricerche sia sul rischio sia sulla gestione delle malattie cardiovascolari nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico.

Tra gli altri fattori di rischio troviamo le patologie reumatologiche infiammatorie sistemiche e i fattori psicosociali. Ad essi abbiamo dedicato due articoli, che vi invitiamo a leggere:

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