Malattie reumatologiche e rischio cardiovascolare

Con la Dottoressa Patrizia Amato, reumatologa, responsabile del Laboratorio di Medicina di Genere Distretto 60 di Nocera Inferiore (SA) e coordinatrice del Gruppo Medicina di Genere del CReI, Collegio dei Reumatologi Italiani.

Il fattore di rischio cardiovascolare che interessa prevalentemente noi reumatologi, sono le patologie infiammatorie sistemiche e autoimmuni. Sebbene la malattia autoimmune sistemica non sia un fattore di rischio specifico per il sesso, questa condizione colpisce le donne in modo sproporzionato rispetto agli uomini; tra i pazienti affetti da tali malattie il 78% sono donne.

Le malattie reumatiche infiammatorie si associano, purtroppo, ad una accelerata malattia aterosclerotica coronarica derivante dall’infiammazione della parete vascolare. Se consideriamo l’artrite reumatoide, la durata della malattia non sembra influenzare il rischio. Tuttavia, le raccomandazioni EULAR includono la durata > 10 anni come un fattore di rischio per la malattia cardiovascolare. Piuttosto è l’aumento di attività della malattia nel tempo che aumenta il rischio cardiovascolare. Infatti, i pazienti con un livello elevato di attività della malattia sembrano avere un rischio sostanzialmente maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto ai pazienti con una bassa attività di malattia. Anche per questo motivo è importante diagnosticare la malattia nella fase iniziale ed intervenire con la terapia precocemente.

Il ruolo dell’infiammazione

L’infiammazione, oltre ad interessare la parete vascolare, induce cambiamenti qualitativi e quantitativi del colesterolo LDL, che tende ad aumentare, e delle HDL, che perdono alcune proprietà antinfiammatorie e protettive. Anche la terapia steroidea, spesso utilizzata nei pazienti con malattie autoimmuni, può provocare un peggioramento sia dell’iperglicemia che della dislipidemia. Uno studio condotto nel Regno Unito ha dimostrato che l’uso di statine nelle donne con artrite reumatoide riduce il rischio di mortalità per tutte le cause del 29%. Questi risultati erano indipendenti dall’età, dall’indice di massa corporea, dallo stato socioeconomico, dalle comorbidità, dall’uso di farmaci cardiovascolari, dalle concentrazioni di colesterolo totale e dall’assistenza sanitaria. Quindi la lipemia va assolutamente attenzionata e trattata.

Vi sono altri due elementi da considerare:

  • un processo fisiopatologico che solitamente coinvolge organi come il rene, il cuore ed i polmoni il cui deterioramento si ripercuote inevitabilmente sulla funzione cardiovascolare e
  • la terapia che spesso prevede l’utilizzo cronico di farmaci come i cortisonici e FANS che per la loro farmacodinamica hanno un impatto non trascurabile a livello cardiovascolare.

Numerosi studi hanno dimostrato che la malattia cardiovascolare in Artrite Reumatoide ha presentazione e prognosi peggiore [Douglas et al. 2006; Mantel et al. 2015]. Uno studio recente ha considerato i pazienti con AR più giovani e di sesso femminile come i due sottogruppi con la più grande sottostima del rischio di CVD. Si ipotizza che, a causa dell’infiammazione sistemica, le donne con AR raggiungano la menopausa prima delle donne sane.

Premesso ciò, la presenza di malattie autoimmuni sistemiche dovrebbe essere considerata nella stima del rischio di malattie cardiovascolari così come lo screening e la gestione di ulteriori fattori di rischio di malattie cardiovascolari dovrebbero costituire l’obiettivo dell’assistenza per le donne con queste condizioni.

Una migliore comunicazione e coordinamento dei servizi tra reumatologi e cardiologi può aiutare a riconoscere precocemente e a trattare il rischio di malattie cardiovascolari nelle donne con disturbi infiammatori sistemici e autoimmuni.

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